lunedì 28 marzo 2011

"Aristotele contro Averroè"

E' il titolo del libro che ho ultimato di leggere ieri. Ha fatto molto discutere perché l'autore sostiene che il contributo dell'islam alla riscoperta in occidente della filosofia greca sia stato nullo.
La critica che rivolgo a questo libro tocca diversi fronti, uno dei quali non compete l'autore ma la casa editrice italiana.
Casa editrice:
Questo è il sottotitolo dato all'opera "Come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco". Innanzi tutto non capisco come mai "islam" ha l'iniziale maiuscola mentre "cristianesimo" no; non voglio fare il sofista, ma essendo due religioni, non stiamo parlando di nazioni o di città, devono essere trattati in egual misura né più né meno... si scelga; maiuscolo o minuscolo per tutti.
In secondo luogo il sottotitolo è assolutamente fuorviante perché non è quello che l'autore sosterrà durante il corso del libro.
Libro:
Personalmente non condivido quanto scritto dall'autore, dalle mie conoscenze risulta che l'apporto dell'islam sia stato significativo ma modesto, ovvero un punto di partenza per andare poi alla ricerca degli originali. Inoltre il medioevo non presenta una circolazione particolarmente libera del sapere, tutto era sottoposto al vaglio della censura della Chiesa, perciò tutte le opere venivano copiate e preservate ma, appunto, preservate e con una circolazione limitata, sostenere, come fa l'autore, che non vi siano state cesure tra Medioevo e antichità classica mi pare azzardato e molto fantasioso. Ho trovato interessante invece il risalto posto sulla natura del "Corano", che in quanto libro dettato pone dei limiti più significativi rispetto alla "Bibbia".
L'autore si pone come limite temporale il XII° secolo, se non ricordo male, ma attribuisce una importanza enorme all'abbazia di Mont Saint-Michel alla circolazione e traduzione dei testi dal greco, inoltre pone un'attenzione eccessiva alla rinascita carolingia ponendola come fondamento della riscoperta della filosofia greca; sarà stato vero per la Francia, ma il libro vuole parlare di "presunto" debito della cultura europea nei confronti dell'islam e, sino a prova contraria, la Francia non è l'Europa e il Rinascimento, avvenuto proprio grazie al recupero del legame con la cultura classica, non ha avuto luogo in Francia.
Al di là della tesi esposta il gallicanesimo del libro è fastidioso, prima di divenire inaffrontabile il libro termina e quindi si riesce a leggere.
E' molto interessante l'appendice "uno".
La bontà della lettura sta nell'esposizione chiara della tesi di partenza e nel fornire direzioni di approfondimento riguardo all'argomento.

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