mercoledì 19 ottobre 2011

"Meglio soli che male accompagnati"

Questa frase credo che sia una delle mie preferite. Lo so, ho detto in altri post che la solitudine non è cosa bella, per nessuno, ma è anche vero che sovente ci si ritrova a gestire un rapporto, sia di amicizia o altro, che va stretto e allora tanto vale chiedersi se ne valga o meno la pena di andare avanti.
A volte ci sono dei margini di miglioramento, a volte no, ogni caso è diverso e va valutato singolarmente, specie quando in ballo c'è qualcosa di più di una episodica conoscenza, ma arrivare alla questione "ne vale la pena" è sintomo che moltissime cose non vanno.
Dato che perché le cose non funzionino bisogna essere almeno in due, va da sé che le colpe vanno divise almeno per due, ma non sempre ognuno riceve metà della colpa.
Se c'è una cosa che mi lascia basito sono quelle persone che fingono di prendersi delle colpe solo per il gusto di sentirsi dire: "no; non è colpa tua. Tu hai fatto tutto quello che potevi e non puoi ritenere sbagliato cercare l'appoggio altrui"... si tratta di un modo come un altro per manlevarsi di ogni responsabilità.
Il peggio è quando non puoi neppure fare una critica perché verrebbe presa come un atto di lesa maestà; nel qual caso non si tratta di amicizia o che, ma di una forma di sudditanza.
Vediamo sempre il mondo con delle lenti deformanti, che cambiano le cose a seconda della nostra sensibilità, della nostra predisposizione alla lagnanza in lungo e del nostro vittimismo e l'idea che abbiamo di noi stessi non fa eccezione; ci vediamo in un modo che è più o meno distorto e a volte la distorsione è tale che ci impedisce di capire cosa stiamo guardando.
Se il mondo ci dice che stiamo facendo qualcosa di sbagliato vi sono tre possibilità:
1) abbiamo ragione noi e il mondo non capisce niente, ma si tratta di una possibilità remotissima, da considerare per ultima e solo se i risultati ci danno ragione.
2) ha ragione il mondo; possibilità ben più probabile
3) ci chiamiamo Beverly Crusher e abbiamo un figlio che, giocando in posti dove non dovrebbe giocare, ci ha rinchiuso in una bolla spazio-tempo che sta collassando.
Come si fa a capire se ricadiamo nell'ipotesi uno o nell'ipotesi due? La tre non la considero perché vale solo se avete recitato in TNG.
Basta guardare a come ci siamo comportati nel tempo, esiste sempre un modus operandi riconoscibile, e tendiamo a fare più o meno lo stesso errore, specie se non siamo abituati a fare dell'autocritica; è vitale riuscire ad avere un po' di obiettività e riuscire a guardare alle cose come se non ci coinvolgessero, per poterle valutare in modo equilibrato.
E' come quando si litiga: non bisogna rivangare episodi avvenuti nel precambriano e tirarli fuori ogni volto, ma valutare il singolo episodio, riducendolo quindi alle sue dimensioni effettive, o guardare al piano generale e capire dov'è l'errore da correggere.
L'obiettività è la chiave per l'equilibrio, per capire che siamo fallibili, siamo tutti capaci di comportarci e compiere il male e per capire che conoscendo i nostri difetti possiamo porvi rimedio.
"Conosci te stesso" rimane il consiglio migliore mai dato nella storia dell'umanità.

2 commenti:

Regina dei Tucani ha detto...

Certo che quando tutto il mondo ha torto e' una brutta faccenda. Che sia la sindrome di Sheldon Cooper??? ;))

Polideuce ha detto...

:D
Se accade vuol dire che hai uno sceneggiatore favoloso che scrive la serie tv della tua vita :asd: