mercoledì 21 dicembre 2011

Pendolo

Pare sia ufficiale, manca ancora qualche mese, ma da un punto imprecisato nel corso del 2012 inizierò a lavorare a Parma.
Non cambio lavoro, ma il capo trasferisce, in pianta stabile, baracca e burattini nella città.
Mi dispiace lasciare il mio paesello, ma le ragioni che reggono questa scelta sono tutte valide. Non intendo certo trasferirmi in città, un po' perché sarebbe economicamente ben più dispendioso e un po' perché non potrei mai abbandonare le mie collinette, le mie chiesoline sperdute e tutto quello che di bello ho qui intorno, fosse anche solo una camminata a piedi sulla Pietra Nera.
Prenderò la corriera tutte le mattine, come quando andavo a scuola, e farò un pezzo di strada a piedi, se gli orari lo consentono, o prenderò un autobus; devo controllare gli orari.
Mia madre, cuore di mamma, si è subito preoccupata perché si ricorda che, credo il primo anno di scuola, e forse anche il secondo, la corriera tendeva a darmi nausea e inoltre, e questo ricordo è indelebile, tutte le volte che andavamo in macchina al cimitero di Roccabianca, all'epoca io sedevo dietro e stiamo parlando più o meno delle elementari, stavo sempre malissimo all'altezza del ponte sulla Rigosa Nuova.
Per quanto riguarda la corriera mi adatterò, passerà, e se proprio dovessi saltare qualche pasto di certo non mi farà male; potrebbe essere anche l'occasione buona per perdere qualcuno di quei chili che hanno deciso di fermarsi, nel corso degli anni, a farmi compagnia.
Quello che mia madre dimentica, riguardo ai viaggi verso Roccabianca, è che con qualunque tempo, e questo comprende anche i mesi più caldi e torridi, era assolutamente vietato aprire il finestrino e su quella macchina si moriva di caldo. Io non pativo l'auto, ma soffrivo di ipossia che, notoriamente, non è una condizione salubre. Credo di aver iniziato a detestare il caldo durante quei viaggi; per distrarmi dal bisogno di ossigeno, mi davano da leggere "topolino", "soldino" o "Geppo", dei quali conservo ottimi ricordi, ma a un certo punto mia madre viaggiava con il limone di emergenza che mi veniva somministrato a Soragna, perché ovviamente il fatto che io stessi male aveva altri spiacevolissimi effetti collaterali.
Mia sorella era oggettivamente più forte; lei non stava male... probabilmente riusciva a incamerare abbastanza ossigeno prima dell'inizio del viaggio.
Non so che farci; a me l'ossigeno piace e ho conservato questa predilezione, infatti tendo a stare male persino nei negozi riscaldati... ho bisogno di aria fresca per stare bene.
In ogni caso avrò moltissimo tempo in più per leggere, dovrei tornare a casa più o meno allo stesso orario.
Di andare in treno non se ne parla; continuo a sentire racconti non proprio lusinghieri da chi ha fatto, o fa, il pendolare nelle mani delle ferrovie dello stato.

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