martedì 10 gennaio 2012

Senza titolo

Si tratta di considerazioni sparse, di quelle che non sai mai dove piazzare perché si susseguono a briglia sciolta senza né capo né coda.

Innanzi tutto, devo dire, sono un po' preoccupato per la situazione economica. Pare che non me ne interessi perché, in fondo, in questa manciata di bit in rete, non ne parlo mai, ma la preoccupazione resta. Non ci penso in modo ossessivo, in fondo so che posso fare altre economie, posso iniziare a coltivare ortaggi in balcone, alla bisogna, investendo in una serra; inoltre continuo a confidare nella Provvidenza che, in fondo, è un po' il mio sponsor ufficiale... potrei quasi appiccicarmi un cartello da qualche parte.
Quello che mi angustia è il clima generale di sofferenza che è palpabile ovunque; non ce l'ho con Monti, che mi ha fatto una buona impressione sinora, perché chiunque al suo posto avrebbe dovuto prendere simili misure draconiane; non ce l'ho neppure con le missioni dei finanzieri a caccia di evasori, fanno benissimo e avrebbero dovuto iniziare anche da prima.
E' proprio il clima che un po' mi opprime.
Così come sono assolutamente stanco di sentire, le rare volte che capito su un telegiornale o leggo un giornale, le solite frasi dei vari parlamentari che promettono rinunce e sacrifici da parte loro, salvo poi rimandarli alle calende greche; che gliene importa a loro? basta chiederli ai cittadini i sacrifici e mi rattrista il fatto che noi siamo fatti così; perché ognuno di noi, o per lo meno la maggior parte di noi, al loro posto si comporterebbe allo stesso modo, badando al proprio orticello e alla propria nicchia di privilegi e chissenefrega del resto.
E' quello che facciamo del resto: evadiamo le tasse, o troviamo mille modi per pagarne di meno o niente, e poi ci lamentiamo della qualità dei servizi erogati. Approfittiamo delle risorse pubbliche, in un modo o nell'altro, per fini personali e poi ci lamentiamo del fatto che le cose in Italia non funzionano.
Sono stanco di tutta questa miopia, ma il guaio è che se cambiamento ci sarà, e non ne sono poi così convinto, ci trascineremo questo stato di cose per molto tempo ancora; almeno qualche secolo.
Sono anche stufo di vedere prodotte "fiction" prive di verosimiglianza, con trame sconnesse, ambientate in situazioni idilliache dove tutto va bene, dove la gente si redime e dove le cose vanno sempre a posto da sole.
Avete notato? non abbiamo mai prodotto una sola fiction seria su gente che si arrabatta per arrivare a fine mese con uno stipendio da fame, costretta a accettare qualunque tipo di contratto iniquo pur di lavorare.
Un po' come se a noi del "sociale" non importasse poi molto, meglio farci nutrire di illusioni e continuare a curare il nostro orticello; è vero che ci hanno detto che un filo si spezza con niente e che una corda è molto più resistente pur essendo formata da fragili fili, ma, evidentemente, abbiamo inteso la metafora in senso letterale, oppure la sfoderiamo solo quando fa comodo a noi, salvo riporla da qualche parte qualora dovesse divenire d'intralcio; la coerenza in fondo è sopravvalutata.
L'unica mia speranza, come società, è che questa crisi possa insegnarci qualcosa di utile e farci capire che la cosa pubblica non è "mia" da poterne fare quello che voglio, depredarla e deturparla, ma è "nostra" e che quindi va mantenuta e migliorata per chi verrà.
La crisi economica, questa, quelle passate, quelle che verranno, sono solo la parte più evidente di un sistema sbagliato che è in sclerosi e il problema è che i cambiamenti hanno bisogno di tempi lunghi per fissarsi nella società; chissà se faremo in tempo e non mi riferisco alla presunta, quanto fantasiosa, fine del mondo, ma a una reale emergenza ambientale, e qui entra in gioco la nostra miopia come specie, che continuiamo a ignorare in virtù di immediati vantaggi economici.
Che dire? Non ostante tutto sono moderatamente ottimista; davvero, so che non pare, ma qualche segno incoraggiante di cambiamento c'è, sia per quello che riguarda la mia nazione, sia per quello che riguarda la specie umana.

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