domenica 25 marzo 2012

Abbazia di Valserena










Altrimenti conosciuta come Abbazia di Paradigna o Certosa di Parma, in modo del tutto improprio e solo per suggestione letteraria, perché monaci cistercensi qui non ce ne sono mai stati e che Stendhal si sia ispirato a questo luogo per il suo libro, ch'io sappia, non è certo. L'abbazia è del mille e trecento, nata da una colonia di monaci, spediti qui per risanare questo pezzo di terra una volta paludoso, dato che i monaci avevano le conoscenze per fare una cosa del genere, dall'abbazia madre di Chiaravalle della Colomba, ad Alseno nel piacentino, bellissima abbazia visitabile sempre; la comunità cresce e diventa un centro importante che ospita sino a cinquecento monaci. Come tutti i luoghi abitati con continuità dagli uomini è stata sottoposta ad ampliamenti, rifacimenti, la facciata è del 1700 così come i fabbricati contigui l'abbazia, e nel tempo il chiostro del trecento è stato distrutto e sostituito da locali nuovi; tutto questo sino a quando Napoleone decide di abolire gli ordini religiosi e l'abbazia viene abbandonata a sé stessa e diviene, tra l'altro, deposito di materiale agricolo.
Viene comprata dall'Università di Parma che la restaura. Solitamente non è visitabile, ma oggi, grazie alle giornate di primavera del FAI, si poteva vedere questo bel monumento che si trova lungo la strada che collega Parma con Colorno.
Con questa visita amplio la sezione "gite fuori porta" che spero di arricchire, prossimamente, con sempre nuovi post sulle mie peregrinazioni domenicali.

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