martedì 27 marzo 2012

Diciamocelo...

...di recente mi lamento più spesso del gioviname, me ne rendo conto, ma a mia discolpa posso dire che:

1) ho un'età, insomma non sono più giovanissimo e l'apparizione del "primo pelo" si perde nella notte dei tempi, per cui faccio in po' fatica, come è naturale durante la vita, a capire le nuove generazioni. Non temete, cari giovani, tra qualche anno anche voi sgranerete tanto di occhi di fronte alle nuove generazioni; fatevene una ragione.
Tra qualche anno anche voi direte che "noi eravamo diversi" perché in minima parte sarà vero (tempi diversi, sensibilità diverse...), ma per la maggior parte avrete semplicemente nostalgia dei tempi più semplici della gioventù, di quando tutto sembrava possibile e raggiungibile e il problema più grosso era costituito dalle relazioni interpersonali.
Il trucco sta nel ricordarsi di com'era essere giovani e adolescenti.

2) mi lamento di abitudini, o mode, che trovo assolutamente disgutose. Non mi sentirete mai esprimere giudizi sulle acconciature, anche perché a talune creste manca solo l'imbiancatura a calce per rimandare a fogge ben più antiche, e a parte alcune considerazioni cromatiche e di abbinamento (i colori fluorescenti sono da sempre una pessima scelta per qualunque capo o accessorio; a meno che non si decida di percorrere una qualche strada provinciale della bassa padana in novembre), non mi metto a criticare l'abbigliamento; anche se, me lo si lasci dire, i pantaloni con il cavallo alle ginocchia, i cappelli da baseball lanciati in testa a caso, e gli occhiali grandi quanto padelle, sono oggettivamente ridicoli, risibili e pure brutti.
Del resto mi ricordo benissimo alcune mise anni '80 che circolavano nella mia scuola e che erano inguardabili; posso assicurare che però nessuno di noi sputava come un cammello per strada ritenendola una cosa acconcia da farsi.

3) l'uso di un italiano almeno comprensibile sarebbe di aiuto, ma del resto ricordo interrogazioni di alcuni miei compagni di scuola infiorettate da una sequela infinita di "cioè" e "no", non come negazione ovviamente, da rendere la comprensione ardua. L'aggiunta del "tipo" non ha migliorato l'esposizione. A volte non ce la faccio e sento l'irrefrenabile impulso alla correzione; lo faccio anche con i miei coetanei e pure con chi è più grande di me; è evidente che sono pignolo, ma mi fa soffrire sentire l'italiano maltrattato in quel modo.

4) viaggiare in corriera con gli studenti mi espone a un campionario che, per molti anni, non ho potuto osservare da vicino.

Le mie lamentazioni sono figlie di un concorso di colpa; non è interamente colpa vostra, me ne rendo conto, ma la giovinezza, l'inesperienza e gli ormoni fuori controllo, per altro i dialoghi in primavera tendono a essere un po' monotematici, vi fanno fare cose assurde... cose che, comunque, ai nostri tempi abbiamo fatto anche noi.
Non sputare per terra in pubblico; quella era cosa guardata malissimo perché lo facevano i vecchi.
Tra le abitudini osservate ne ho trovata una che mi ha colpito.
C'è un giovane che sale a Fidenza il quale, in più di una occasione, ha ceduto il suo posto a signore un po' attempate o a sue coetanee salite a una qualche fermata successiva.
La cavalleria, da qualche anno a questa parte, già quando ero giovane io eravamo in pochi, agonizza ma vedo che continua a perdurare e la cosa mi fa piacere.
Alla fine della fola, salvo gli sputazzi per terra, le cose non sono molto cambiate dai miei tempi.
Devo dire che il gioviname possiede risorse economiche, o ingegni, di rilievo, che ai miei tempi erano appannaggio di pochi. La mia paghetta settimanale, ai tempi della scuola perché prima di iniziare le scuole a Parma non avevo paghetta, ammontava a ventimila lire, che avrei dovuto utilizzare per mangiare nei due giorni nei quali restavo a scuola sino a tardo pomeriggio; mangiando con quattromila lire a settimana e bevendo dalle fontane pubbliche, riuscivo anche a prendermi dei libri.
Ventimila lire di trent'anni fa equivalgono, più o meno, a venti euro oggi.
A giudicare dal consumo di sigarette, il resto (cellulari costosi, abbigliamento e via discorrendo) immagino sia finanziato, almeno in parte, dai genitori, venti euro a settimana non bastano di certo; a dire il vero ventimila lire non bastavano manco ai miei tempi, ma facevo qualche sacrificio per risparmiare e poter comprare dei libri.
Abbiate pazienza; a volte sono una lagna... se non altro tendo ad accorgermene per tempo.
Con questa considerazione chiudo questo post sconclusionato che non vuole andare a parare da nessuna parte, ma avevo un po' di pensieri in testa e buttarli qui aiuta a liberare spazio tra i neuroni.

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