domenica 20 ottobre 2013

Sei tornato?

Tra i miei pregi, che sono pochi e quindi è facile tenerseli a mente, c'è quello di essere rapido; ovvero posso impiegare anni di lunga meditazione, valutazione, misurazione, analisi dei pro e dei contro di una  situazione, ma quando pervengo a una decisione questa viene messa in opera nel più breve tempo possibile.
Questo post tratterà di lavoro; siete avvisati.
Quello che detesto fare del mio lavoro è la badante al capo, il fatto che non ascolti quando gli parlo e non legga quello che gli scrivo e che poi abbia anche da dirmi su se deve scaricare le sue colpe.
Questa situazione DEVE terminare; meglio prima che dopo.
Stamane gli ho mandato un sms, in attesa che sbarchi dall'aereo e domani, a meno che con un atto di coraggio non mi telefoni, ne parleremo.
L'ultima che ha combinato è di imputarmi la colpa della scadenza di titolo abilitativo della quale, per altro, era stato avvertito ben due mesi fa.
Io faccio quello che mi viene detto di fare, una volta che ti ho ricordato di fare una cosa o l'altra, il mio compito è finito perché devo pensare a fare tutto quello che lui non sa e non vuole imparare a fare; il che va dal compilare la modulistica, all'iconare un file piuttosto che un programma.
Si tratta di una collaborazione nella quale io non ho potere decisionale, quindi non posso decidere cosa fare e cosa trascurare, perché la gestione del mio tempo dipende da quello che il capo ritiene più opportuno ch'io faccia.
La decisione che io posso prendere è di porre fine a questo rapporto lavorativo malato.
Non intendo andare innanzi oltre.
Questo vuol dire che si prospettano per me tempi non facili, dovrò cercare dell'altro da fare e il tempo di  ricerca può essere variabile, ma giunto a questo punto ho deciso che non vale la pena restare lì e rischiare il collasso nervoso o di fare qualcosa della quale potrei poi pentirmi; perché io mi conosco, trattengo tutto quello che posso per un tempo indefinito e poi esplodo con esiti assolutamente imprevedibili.
Meglio quindi chiarire le cose, sistemarle e prendere anche una strada diversa.
In un modo o nell'atro questa cosa finisce qui.
Quello che mi stupisce è il fatto ch'io non sia depresso, o giù di morale come è accaduto più volte nell'arco di questi mesi, ma che mi senta farcito, sino a scoppiare, di rabbia e nervoso... il che vuol dire che dovrò anche fare uno sforzo per mantenermi in termini civili invece di esplodergli addosso, aggiungendovi anche lancio di oggetti contundenti.

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