venerdì 24 gennaio 2014

Architetture

E' opinione comune che le nostre città siano brutte; con questa espressione non ci riferiamo mai ai centri storici, ma alle periferie che si sono espanse inglobando in loro, con brutti palazzoni, piccoli centri che si sono trovati improvvisamente da piccoli abitati di provincia con una dignità propria, a divenire parte di una brutta periferia.
La produzione di brutta architettura non può, neppure, ritenersi confinata in un periodo storico ben preciso; gli anni ottanta non hanno prodotto opere migliori degli anni sessanta e i decenni successivi agli anni ottanta sono, egualmente, imbarazzanti.
Negli ultimi anni si tende a prestare un po' più di attenzione nelle grandi opere, ma solo se queste vengono realizzate in Città Importanti e famose nel mondo; nei piccoli centri di provincia le brutture non guardano in faccia al portafogli.
Perché, ad esempio, le chiese contemporanee sono brutte e prive di anima?
Innanzi tutto anche se piazzate, solinghe, in mezzo a un campo, non vengono più progettate orientandole liturgicamente, ovvero con l'altare che volge le "spalle" ad Est, e vengono piazzate nel lotto senza un criterio preciso; in genere "perché mi piace" è motivazione sufficiente.
In aggiunta vengono concepite funzionalmente come aule assembleari e quindi non viene mai previsto lo spazio per l'apparato decorativo appropriato; la decorazione, necessaria alla funzione liturgica, altari, statue etcc... se ne stanno piazzati in mezzo all'aula con aria un po' imbarazzata, perché il progettista non ha previsto gli spazi, necessari, per loro.
Il funzionalismo, che pure ha avuto un suo perché, ha abolito la decorazione e nel fare ciò ha privato l'architettura dell'anima e impoverito, culturalmente, a un tempo, sia la committenza che il progettista.
L'architetto non è più indispensabile che sia un artista, basta che sia un procacciatore di affari e il committente non ha bisogno di chissà quale cultura, poiché l'edificio è un mezzo, legittimo come un altro, per fare soldi e dato che lo scopo principe dell'architettura è fare soldi, ecco che gli aspetti che rendono bello un organismo edilizio sono sradicati; l'effetto collaterale è una brutta città.
Noi viviamo in brutte scatole che tentiamo, a volte riuscendovi, di abbellire per renderle meno tristi e questo perché chi costruisce e chi progetta è una persona povera; tentiamo di attaccare un'anima a un oggetto che non è concepito per averne una.
Se la committenza si è impoverita è anche vero che anche gli architetti si sono impoveriti.
A noi piace il bello; prendiamo belle macchine, oggetti di design belli anche se, sovente, inutilizzabili, begli abiti, ma riteniamo accettabile vivere in scatole disadorne perché qualcuno, in un dato momento storico, ha deciso che "moderno" è uguale a "spoglio" e col tempo "spoglio" è diventato sinonimo di "economico" che si è abbracciato a "speculazione".
Non voglio generalizzare, conosco bravissimi architetti, donne, ma ne conosco anche molti il cui scopo non è fare architettura, ma fare soldi e che vengono comunque considerati professionisti rispettabili.
Pensare l'edificio anche con una componente decorativa non è, necessariamente, una scelta costosa, ma per fare qualcosa di bello, bisogna che l'architetto inizi a divenire individuo colto, aggiornato sullo stato dell'arte (basta con 'sti mattoncini a vista, tutti uguali e con 'sti stilemi da ventennio... scegliete voi quale) e che torni ad essere artista.
Un oggetto concepito in base alla sua sola funzione è un oggetto brutto e un edificio non fa eccezione.

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