domenica 25 febbraio 2018

Letture

Disastro!
Ho appena finito di rileggere "North and South" e, ogni volta è così, mi ha lasciato in una disposizione melanconica di spirito.
Potrei rileggere "Persuasione" che, per quanto reputi meravigliosi gli altri, è il mio libro preferito della Austen.
Potrei leggere "Resurrezione" di Tolstoj, ma ne temo la trama congiunta alla mia disposizione di spirito, o "Mourice" l'ultimo libro di Forester che mi resta leggere, oppure rileggere "Rinascimento privato" o un libro di Helene Hanff o una qualche chanson de geste; oppure leggere uno dei tanti saggi che affollano la mia libreria, per liberarmi del coinvolgimento emotivo del romanzo.
Il periodo tra la fine di un libro e l'inizio di un altro è sempre un momento terribile.
I libri ti permettono di vivere eventi e situazioni lontanissimi dal nostro essere e, in un modo tutto loro, ti consentono di ripensare ai tuoi accadimenti perché gettano una luce diversa sulla vita di chi legge.
Leggere è una benedizione, una fortuna indescrivibile; eppure il periodo tra un libro e l'altro, la sola scelta della prossima lettura, è qualcosa di difficile.
Da una parte vuoi continuare a vivere ciò che il libro appena finito ti ha trasmesso e dall'altro vorresti poter uscirne, specie quando la lettura ti lascia uno strascico di malinconia nella quale è poco salutare indulgere, e vedere e sentire cose note ma esposte in modo ignoto.
Ogni volta è così e gli anni, che pur mutano tante cosa, non hanno cambiato questo aspetto della lettura.
Non è sempre così; a volte si leggono libri che sono indolori, non lasciano nulla perché sono letti precisamente con quell'intento, ma taluni libri, anche quelli appena citati, possono lasciare strascichi e inattese conseguenze.
Il bello della lettura è anche questo; non sapere mai cosa si riceve dal libro che si legge.

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